Il mio #NapoliInter

Studente fuori sede a Salerno. Fede nerazzurra da sempre, sono a Fisciano, dove il tifo azzurro supera di gran lunga gli altri, granata compreso.
Non avendo la possibilità di guardare la partita a casa (la nostra “spending review” non lo consente) emigriamo nel bar più vicino. È un covo di tifosi del Napoli, ovvio. L’Inter gioca in trasferta, io pure.
Il mio amico juventino mi sfida: “Devi indossare la sciarpa dell’Inter!”. Raccolgo la sfida. Nessun oltraggio, la nascondo sotto la felpa. Se ne intravede solo un’angolo, quello intorno al collo. Il Napoli è stra-favorito, ma noi ci crediamo.
Posti in prima fila, ovvio. Due juventini (il mio amico compreso), un amico nerazzurro e alla mia destra il primo tifoso azzurro della folta schiera alle mie spalle. Senza timore inizio a sognare: lo sport unisce, diventeremo amici.
Sogno presto infranto. Nagatomo al 9′ con un goffo colpo di testa la serve sui piedi di Higuain che calcia al volo di sinistro. Tiro preciso all’angolino alla destra di Handanovic. Esplode l’esultanza alle mie spalle: tavolini e sedie vibrano. Pazzesco, sembra di stare al San Paolo. Il tifoso azzurro al mio fianco inveisce: “L’Inter la devono tifare a Milano!”. Sembra mettersi male. Malissimo.
È ancora presto però. L’Inter dopo aver accusato il colpo sembra riprendersi cogliendo l’invito di Mazzarri (grande ex) che predicava calma. Guarin riesce a sfondare nella difesa azzurra e a mettere dentro un cross basso che dopo il velo di Palacio ed il tocco di Alvarez giunge sul sinistro di Cambiasso che batte Rafael. È l’1-1. Esplodiamo noi ora, ma a vibrare sono solo le nostre corde vocali, ma la gioia è immensa lo stesso.
Sono i nerazzurri a fare la partita, ma i partenopei sono abilissimi in contropiede. Tre passaggi e la palla arriva a Dzemaili che sfida Ranocchia e lo supera. Tocco per Mertens che con un preciso piattone destro batte ancora una volta Handanovic. Secondo vantaggio azzurro e seconda scossa di tifo azzurro che dal San Paolo arriva fin dentro il mio petto. 
Al peggio sembra non esserci fine. Due minuti e il Napoli trova il raddoppio con Dzemaili che mette in rete una respinta corta dell’estremo difensore nerazzurro. Notte fonda per l’Inter. L’azzurro sembra prendere il sopravvento. Allo scadere dei due minuti di recupero concessi nel primo tempo, Nagatomo riaccende la luce. Gran giocata di Guarin che col tacco arpiona un cross di Campagnaro (altro ex) dalla destra e, superando due difensori partenopei, crossa ancora basso. Rafael la sfiora appena ed il giapponese mette la firma sul 3-2. L’Inter è ancora viva.
Il clima da stadio, l’euforia, il sogno, ci spingono al centro scommesse più vicino. Il 2 live la nostra giocata. Inseguiamo la gioia doppia. Scommesse bloccate, i quotisti sono al lavoro. La partita è apertissima. Dopo qualche minuto di attesa si può puntare. Puntiamo. Appena in tempo per l’inizio del secondo tempo.
Nessun cambio nelle due compagini. Difese entrambe da registrare, ma il risultato è in bilico. Si va avanti così. I nerazzurri sembrano più che mai in partita. Mazzarri ci crede: al 61′ fuori Taider e dentro Kovacic. Se la gioca.
È l’Inter a fare la partita. L’occasione, ghiottissima, capita sul destro di Guarin. Gran giocata di Palacio che infila la difesa partenopea e mette al centro. Il colombiano arriva come un treno, anticipa Maggio e centra in pieno Rafael. E come un treno travolge i due giocatori azzurri. Gioco fermo qualche minuto per i soccorsi prima di riprendere dal calcio d’angolo per l’Inter.
Qualche minuto ed un’ingenuità di Alvarez pone fine ad ogni speranza. Al 71′ fallo di mano dell’argentino già ammonito e nerazzurri in dieci. È durissima. Higuain lascia il campo per Behrami.
Con l’uomo in meno, gli uomini di Mazzarri continuano a tenere il pallino del gioco. Ritmo blando, tanti limiti, ma ci credono. Ci credono fino all’81’ quando Callejon spegne ogni residua speranza mettendo in rete il definitivo 4-2. Il tecnico livornese gioca la sua ultima carta: Icardi al posto di Campagnaro. Nel Napoli entrano Armero e Pandev (anche lui un ex) per Mertens e Reveillère
È una serata nerissima che sembra non finire mai per l’Inter. Nei minuti di recupero Ranocchia stende Pandev. Ammonizione e rigore. Il macedone sembra infervorato. Sovverte le gerarchie dei rigoristi e piazza la palla sul dischetto. Tre gol di scarto sarebbero troppi. Un suo gol sarebbe addirittura umiliante. Calcia con il sinistro ma Handanovic arriva a deviare in calcio d’angolo. La giustizia divina evita la gogna.
Finisce così. Gli “olé” dei tifosi partenopei echeggiano ancora nella mia mente. Le vibrazioni del tifo azzurro le sento ancora sulla mia pelle. Hanno stravinto loro, meritatamente. Il mio cuore di tifoso è ferito. Il mio cuore di sportivo no. È vivo più che mai. Al di là degli sfottò auspicati ed auspicabili, il rispetto reciproco ha trovato posto in quello che sembravo un covo di tifosi azzurri. Addirittura ho avuto occasione di scambiare due chiacchiere con colui che aveva denigrato la mia fede nerazzurra. Chiacchiere da sportivi. Chiacchiere da calciofili. Chiacchiere tra ragazzi.
Il bello dello sport: si vince e si perde. Il bello del calcio: ogni sette giorni (o addirittura ogni tre) hai la tua rivincita. Resta questa mia gioia, effimera se mai, ma pur sempre una gioia. Resta la mia sciarpa dell’Inter che non ha ancora conosciuto la vittoria. Seconda sconfitta quella di stasera dopo l’1-2 dello scorso marzo a San Siro contro la Juventus. È tutt’altro che un amuleto portafortuna insomma.
Restano due squadre, Napoli ed Inter, una ben avviata nel cammino verso il conseguimento di un obiettivo, l’altra ancora in costruzione. Restano due difese da rivedere. Restano due attacchi, uno quasi stellare dal potenziale enorme, l’altro orfano di Milito dove Palacio soffre troppo spesso di solitudine.
Il campionato è ancora lungo, ma la mia amata Inter ha bisogno di essere puntellata in molti punti. Ranocchia e Taider sembrano non essere all’altezza della maglia che indossano. Numerosi, troppi gli errori commessi. Mancano di personalità nei momenti decisivi. Altro mio dubbio, correndo il rischio di essere tacciato di blasfemia, è su Guarin. Forza della natura, genio e sregolatezza. Ha i numeri e l’ha dimostrato anche stasera. È in grado di cambiare il corso della partita, ma manca ancora di continuità nel corso dei 90 minuti. 
Tutta la squadra insomma deve ancora trovare la propria dimensione ed il proprio ruolo in questa serie A.